The King's Speech/Il Discorso del Re

Re Colin Firth, prove da Oscar con balbuzie
Andando in giro per Internet a cercar notizie di Colin Firth, ci si imbatte anche in questa (sul blog britannico celebriFI): «Hugh Grant si mangia le mani per avere a suo tempo rifiutato il ruolo di Giorgio VI che adesso - dicono - varrà al suo rivale la candidatura all’Oscar, se non addirittura la statuetta». Che la parte di Giorgio VI nel film di Tom Hooper The King’s Speech (Il discorso del re) sia stata inizialmente offerta a Hugh Grant non trova conferme, ma che l’interpretazione regale della «seconda scelta» Colin Firth sia da Academy Awards lo scrivono tutti, New York Times in testa. Alla vigilia dell’uscita del film negli Usa (debutta oggi), il giornale ha dedicato un paginone al sovrano inglese e all’attore che lo impersona; il titolo, How a King Found His Voice (Come un re trovò la sua voce), allude da un lato alla vicenda di Giorgio VI e del terapista australiano Lionel Logue che lo curò della sua balbuzie, dall’altro alla mirabile performance vocale di Colin Firth nella parte del farfugliante monarca. Culmine del film, il drammatico discorso radiofonico che il re indirizzò al suo popolo il giorno della dichiarazione di guerra alla Germania hitleriana.

Secondo prodotto, dopo The Queen, di un filone che sembra azzeccatissimo, quello, potremmo dire, dell’umanizzazione dei membri dell’attuale casa regnante britannica - opposto al macchiettismo feroce dei tabloid -, The King’s Speech rende a Colin Firth lo stesso favore che The Queen rese a Helen Mirren: la possibilità di trascendere l’imitazione per arrivare all’individuazione. Dissimili da Elisabetta II e da Giorgio VI (padre e figlia, tra l’altro), Mirren e Firth riescono tuttavia nella mirabile impresa di coglierne la personalità così a fondo da farsi riconoscere come veri più che se ne fossero i cloni. Mirren, per The Queen vinse appunto l’Oscar. E se a lei sì, perché a lui no?

Anno dopo anno, con passo felpato e una lontananza dalle cronache che certo non ha giovato alla sua riconoscibilità - ma che aplomb - il cinquantenne Colin Firth (nato il 10 settembre 1960 da genitori professori universitari figli di pastori protestanti missionari, una genealogia impegnativa) ha sbaragliato tutta la concorrenza generazionale e oggi è il numero uno della sua covata di ex giovani britannici. Certo, la definizione di «numero uno» è complicata. Se c’entrasse solo la bravura, come si potrebbe anteporre Colin a, mettiamo, Daniel Day Lewis (il più vecchio del gruppo, classe 1957), o a Kenneth Branagh (1960) o a Tim Roth (1961), tanto per fare qualche nome formidabile? Ma Day Lewis ha un carattere pazzesco e una predilezione per parti troppo difficili, Tim Roth ha un fisico che sempre più lo costringe a ruoli da caratterista, Kenneth s’è tristemente imbolsito: la bravura non basta per restare in cima.

«Numero uno» vuol dire incassi al box office, naturalmente, e anche lì il coetaneo Hugh Grant, che fino a poco tempo fa lo batteva, oggi arranca. Infine, e forse soprattutto, al cinema «numero uno» significa sex appeal. E in questo caso, diremmo noi, Hugh Grant l’ha davvero tenuto in scacco. Be’, all’estero è vero, ma in patria no. In patria Colin è un irresistibile rubacuori da quando è stato Mr. Darcy nella trascrizione tv di Orgoglio e pregiudizio mandata in onda nel 1995 dalla Bbc. Delle innumerevoli versioni da piccolo e grande schermo del romanzo di Jane Austen, questa ha battuto ogni record. Tra i record, anche quello di fare di un bravo attore trentacinquenne, garbato, d’ottima scuola, con una rispettabile carriera teatrale alle spalle, e solo un ruolo memorabile nel cinema (Valmont nell’omonimo film di Milos Forman, tratto dalle Liaisons Dangereuses), l’incarnazione stessa dell’attrazione maschile. Eppure, nonostante Mr. Darcy, Colin ha avuto bisogno di altri cinque anni prima di riuscire a sfidare Hugh Grant per i favori di Bridget Jones, infilarsi in un film di grandi incassi e piazzarsi tra gli attori inglesi di fama mondiale.

La consacrazione, però, quella magica iconicità che abbacina le donne, che fa d’un attore un divo che le illanguidisce, fuori dell’Inghilterra gli è arrivata solo l’anno scorso, e con una parte non mirata al pubblico femminile (ma chissà...), il professore gay e disperato di A Single Man, che gli ha portato la prima candidatura all’Oscar. Come la Julianne Moore del film, che non può fare a meno di amarlo, così le spettatrici d’ogni latitudine: pazzamente invaghite. Speranze di possederlo, poche: ha sposato nel 1997 l’italiana Livia Giuggioli, hanno due figli (ce n’è un terzo, nato dalla relazione con Meg Tilly ai tempi di Valmont), una vita felice, una casa in Umbria, una comunione di spirito da lui alimentata imparando l’italiano, «perché se ami una persona, se ci vivi insieme, il minimo che puoi fare è accostarti alla sua mente, alla “forma” dei suoi pensieri». È tra le poche cose memorabili che ha detto; laconico, cortese, riservato, per lui parlano i suoi film. E parlano sempre meglio.

Queen Elizabeth loved The King's Speech
Britain's Queen Elizabeth was "moved" by a new biopic about her late father.

The monarch recently enjoyed a private screening of 'The King's Speech' and was particularly impressed by the performance of Colin Firth - who portrays her father George VI as he tries to overcome his stammer in the build up to his 1937 coronation - in the film.

A source said: "The Queen loves a good film. 'The King's Speech' is close to the bone as it is a portrayal of her family in the 1930s.

"But she found it moving and enjoyable. She was clearly amused by some of the lighter moments."

The movie also stars Helena Bonham Carter as the late Queen Mother.

The actress recently admitted working on the movie gave her a newfound respect for the late royal.

She said: "She, the Queen Mother, was extraordinary because she was a professional public figure and expert at it.

"You do all the reading but ultimately you have to serve the story. I took what was relevant and I watched a bit. Obviously I don't look like her, I hope. No, I don't mean that in a disrespectful way, I mean her latter years!"

(Friday, 4 February 2011) | glam talk

Esce in dvd Il discorso del re
Il film ha vinto quattro Oscar e un Golden Globe

Esce in dvd Il discorso del re (ANSA) - ROMA, 12 APR - Sara' in vendita dall'11 maggio con la Eagle Pictures in Dvd e in Blu Ray Disc 'Il discorso del Re', il film di Tom Hooper con Colin Firth, Geoffrey Rush e Helena Bonham Carter vincitore di quattro premi Oscar e un Golden Globe. L'uscita a pochi giorni dalle nozze di William e Kate non e' un caso, sottolinea una nota, ''ma un'occasione per rileggere la biografia di Giorgio VI e della moglie Elizabeth in parallelo con quella del principe del Galles e della sua futura consorte''.